martedì 27 novembre 2007

Sulle religioni. 3

“Per religione non intendo una religione formalista o consuetudinaria, ma quella religione che sta alla base di tutte le religioni e ci porta faccia a faccia con il nostro creatore. Lasciatemi spiegare che cosa intendo per religione. Non la religione indù, che io certamente stimo sopra tutte le religioni, ma la religione che trascende l’induismo, trasforma la nostra propria natura, ci lega indissolubilmente alla verità che è dentro di noi, e ci purifica per sempre.” .”(Ghandi, “Antichi come le montagne”, Mondadori, Saggi, 1987).

Quale ultima citazione da Ghandi riporto cosa lui intendeva per religione: non si tratta evidentemente di tutto l’apparato “teologico-cultuale” che accompagna ogni religione (narrazione delle origini, manifestazione del divino, liturgia, preghiere, dogmi, precettistica, etc. etc. ). E’ qualcosa di molto più radicale e personale: qualcosa che mette in contatto l’uomo con Dio. Peraltro molti teologi cristiani si pongono in una prospettiva del tutto simile [p.es. E. Drewerman (Psicanalisi e teologia morale, Queriniana, 1993) che a proposito di religione intende il “rapporto con Dio” e R. Panikkar (La porta stretta della conoscenza. Sensi, ragione e fede, Rizzoli, 2005) che parla della “fede come fatto personale che sconvolge (in positivo) e cambia la vita”].

Tuttavia, per chi come noi appartiene alla cultura cristiano-occidentale, sostenere l’eguaglianza di tutte le religioni può sembrare un’idea un po’ bizzarra se non addirittura un po’ blasfema. E’ ben evidente che ci viene spontaneo pensare che in realtà il fondamento della nostra religione, Gesù, svetta ben al di sopra delle altre figure storiche fondatrici di altre religioni. E’ giusto quindi, come prima cosa chiedersi chi sia stato veramente Gesù. Secoli di letteratura e fiumi di inchiostro sono stati spesi in proposito e non è certo questa la sede per aggiungere alcunché (a parte il fatto che, non essendo uno storico, non direi assolutamente nulla di nuovo). Mi interessa piuttosto evidenziare una domanda e sottolineare una risposta che emerge dall’analisi storica.

Che cosa sappiamo oggi, con certezza assoluta, della vita di Gesù? Se non considerassimo i vangeli canonici, che possono essere considerati “di parte”, le testimonianze storiche sono molto, molto scarse. Nella sua documentatissima “indagine storica”, dopo aver citato Tacito, Svetonio e Plinio, Barbaglio conclude dicendo (Giuseppe Barbaglio, Gesù ebreo di Galilea, EDB, 2002) :

“…è facile rilevare che ci viene offerto un ben magro bottino: nel mondo romano a cavallo tra il I e II secolo si conosce che all’origine del nuovo culto dei cristiani c’è il giudeo Cristo condannato al supplizio sotto Tiberio dal prefetto di Giudea Ponzio Pilato. Poco, pochissimo anzi, ma sufficiente a iscriverlo negli annali della storia romana del tempo.”

Questo mi sembra un buon punto fermo dal quale proseguire la nostra indagine.
27/11/2007

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