mercoledì 26 dicembre 2007

I misteri della fede



Il percorso sin qui fatto ci permette ora, con quell’animo lieve che dicevo (animo aperto all’insondabile e al mistero ma non alla credulità), di affrontare più da vicino alcuni dei misteri e/o dogmi di cui narrano i vangeli.

1. Nascita verginale?

C’è un motivo comune nelle tradizioni storiche antiche circa la nascita straordinaria di grandi personaggi. Nella tradizione buddista, ad esempio, si narra che Siddharta, il futuro Buddha, nacque nella foresta dal fianco della madre, che stava in piedi, già adulto. Noi, giustamente, pensiamo che sia una leggenda e, ritengo, che anche i buddisti la pensino così. Allora è lecito ipotizzare che anche la nascita di Gesù appartenga allo stesso filone culturale e sia avvolta in una leggenda del tutto simile a quella del Buddha? O pensare questo pone automaticamente al di fuori dei credenti in Gesù?

Che Maria abbia avuto dei fratelli è quasi certo secondo quanto riportato dai vangeli stessi. E Paolo, lapidario, non parla mai della madre di Gesù ma si riferisce a lui come a “nato da donna” (Galati 4,4). Una esauriente analisi di questo punto è riportata da Barbaglio (Giuseppe Barbaglio, Gesù ebreo di Galilea, EDB, 2002). E le conclusioni del suo studio sono le seguenti:

“Dire che Gesù è stato concepito in maniera verginale esula dal campo dell’indagine storica. Fatto storico è solo il seguente: in particolari ambienti protocristiani è nata tale credenza, fatta propria dalle comunità che stanno sullo sfondo dei Vangeli di Matteo e Luca e, più tardi, dall’ala giudeo-cristiana…”

Decisamente più esplicito in proposito Raimon Panikkar (singolare figura di teologo e filosofo cristiano: figlio di madre catalana e padre indiano ha realizzato nella sua fede un singolare sincretismo di culture cristiana e hindù senza mai rinunciare al suo essere cristiano). Nel suo testo già citato (R. Panikkar, Tra Dio e il Cosmo, Laterza, 2006) ecco come affronta la questione della nascita verginale di Gesù (le sottolineature sono mie):

“…prendiamo per esempio la questione della verginità di Maria: essa non dipende da una affermazione di carattere ginecologico. La verginità di Maria riguarda il fatto che, nella cosmovisione dell’epoca, il peccato originale era strettamente legato allo sperma maschile. Per gente che pensava così, e tenuto conto del fatto che Gesù dev’essere esente da quel peccato, era evidente che Maria non poteva aver ricevuto in sé lo sperma di un uomo. Una volta che si ristabiliscono alcune distinzioni, si può conservare la visione fondamentale secondo la quale Gesù è senza peccato senza che si debba passare per l’ipotesi della verginità fisica di Maria.

Se Gesù è figlio del falegname, che ne è dello Spirito Santo? “Generato non creato della stessa sostanza del Padre” è uno dei passaggi fondamentali del “Credo” cattolico. L’affermazione di Panikkar non è trascurabile e, da sottolineare, il teologo non è mai stato sconfessato dal Vaticano!

Che succede allora se Gesù è figlio del falegname e non dello Spirito Santo? Cambia qualcosa nella mia possibilità di “credere”? Personalmente mi sento sollevato e più a mio agio: posso credere che Gesù abbia avuto un rapporto privilegiato col Padre senza per questo dover credere a leggende somiglianti alle favole per bambini.

27/12/2007

martedì 25 dicembre 2007

Franca Pansini ha detto

"Bene sulla responsabilità personale, però l'uomo qualunque, cioè noi, ha bisogno di aiuti per non perdere di vista questo difficile compito di rinviare tutti i comportamenti ad una responsabilità personale. La Chiesa ci ha fornito quell'apparato che tu chiami cascame religioso , è una scenografia scricchiolante che regge poco e che allontana chi vuole anche ragionare. Come si fa? Buon Natale se ci riesci."



Pubblico un commento all'ultimo post. Non conosco l'autrice del commento (che ringrazio per essere entrata in un circolo quanto mai ristretto) e la invito ad avere pazienza. E' vero che ciascuno di noi ha bisogno di aiuti e il mio percorso personale potrebbe essere di aiuto a qualcun altro. Non ho trovato nessuna araba fenice, ma il mio percorso mi ha liberato dalle fobie religiose senza perdere (spero!) un filo di continuità col dirsi cristiano. Ti anticipo che allontanarsi dalla scenografia scricchiolante è più un bene che una perdita e che senz'altro si può ragionare senza perdere la fede (o la speranza della fede).

domenica 23 dicembre 2007

Gli "orizzonti" e la responsabilità personale


Posso concludere questa serie di esempi di “orizzonte di valori”, che si possono trarre dai vangeli, con la risposta data da Gesù a chi gli chiedeva quale fosse il comandamento più grande (Matteo, 22, 37-39):

“Ama il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima”

e su quale fosse il secondo:

“Ama il prossimo tuo come te stesso”

E questi comandamenti, i più grandi, dicono tantissimo e ci interrogano sempre; ma non ci dicono assolutamente nulla sul come comportarci concretamente nella vita; detto altrimenti, l’orizzonte di valori può “formare” la coscienza delle persone ma non dà nessuna soluzione preconfezionata ai problemi concreti che ciascuno deve affrontare nella propria esistenza. Una coscienza formata su questo orizzonte è in grado di scegliere tra il bene e il male e non avrà bisogno di aprire la Bibbia ad ogni pié sospinto nella vana speranza di trovare tra le righe le risposte che sono demandate unicamente alla sua libera coscienza di uomo.
Con questo spirito allora si possono affrontare con animo lieve molte questioni che, a mio avviso, rappresentano più un ostacolo che un aiuto per accedere ad una fede adulta. E’ quello che chiamo il “cascame religioso” intendendo con questo non solo e non tanto le madonne pellegrine (con tutto il rispetto per la madre di Gesù), il culto dei santi etc. quanto le assurde normative, sessuofobe e antistoriche, della chiesa istituzione (sessualità, celibato dei preti, divieto di ordinazione delle donne…..) e i dogmi, della cui utilità ai fini di una fede adulta qualcuno deve ancora dare una seria spiegazione (infallibilità ex cattedra, immacolata concezione, verginità e assunzione in cielo di Maria, etc. etc. ……).

23/12/2007

venerdì 21 dicembre 2007

4. Il discorso della montagna



“Beati i poveri…., beati gli afflitti….., beati i miti….., beati quelli che hanno fame e sete di giustizia……, beati i misericordiosi….., beati i puri di cuore….., beati i pacificatori….., beati quelli che sono perseguitati…… Beati sarete voi, quando vi oltraggeranno e perseguiteranno, e falsamente diranno di voi ogni male per cagion mia. Rallegratevi ed esultate perché grande è la vostra ricompensa nei cieli” (Matteo, 5, 3-12)

Essere miti, avere fame e sete di giustizia, essere puri di cuore e pacificatori può trovare tutti d’accordo senza eccezione. Quelle virtù rappresentano quelle che chiamo le beatitudini “in positivo”. Certo, può anche costare perseguire quelle strade ma, in fondo, non c’è nessuna irragionevolezza in esse. Profondamente diverso il discorso sulle beatitudini “in negativo”. Essere poveri, afflitti, perseguitati, oltraggiati, diffamati non sembra proprio un ideale di vita da perseguire. E non lo é. Se così fosse, Hitler e i grandi massacratori della storia sarebbero dei benemeriti per aver creato così tanti afflitti, torturati, massacrati….Il senso profondo di queste beatitudini, io così credo, è quello di una fondamentale scelta di campo da parte di Gesù. Finché ci sarà un solo povero, un solo oppresso, un solo torturato, un solo emarginato e anche un solo veramente “solo”, Gesù sarà con lui.

Se questa, come credo, è la prospettiva giusta di queste beatitudini, allora tutte le dotte disquisizioni sui “poveri” oppure “poveri in spirito” (per non preoccupare troppo i facoltosi che pur facevano parte della chiesa), perdono di significato. Essere ricchi non è antievagenlico, purché il danaro non sia al primo posto nel cuore degli uomini.

21/12/2007

giovedì 20 dicembre 2007

3. Non si può servire Dio e Mammona




Nessuno può servire a due padroni. Perché o amerà l’uno e odierà l’altro,; oppure preferirà il primo e disprezzerà il secondo. Non potete servire Dio e Mammona” (Matteo, 6,24)

Gesù tanto è comprensivo nei confronti della debolezza umana quanto è radicale nelle linee di fondo. Dio e il danaro non sono compatibili. Ma cerchiamo di capire bene cosa intende Gesù. Non credo che la sua sia una condanna della ricchezza in sé (come la “beatitudine” della povertà nel discorso della montagna sia un’esaltazione della povertà da perseguire come fine dell’esistenza). Credo che si riferisca all’atteggiamento di fondo che si ha nei confronti dei beni materiali. Non c’è dubbio che per qualcuno il possesso del danaro viene prima di molte altre cose: E’ proprio questo che non va bene: la stella polare dell’esistenza non può essere il possesso di beni materiali, senza disprezzarli, naturalmente.

Mi metto nei panni di un imprenditore: è necessario che abbia capitali, che li sappia investire, fruttare e produrre ricchezza per sé e per gli altri. Senza perdere però il senso dei valori e saper scegliere all’occorrenza quello che è giusto. E l’uomo deve venire prima dell’accumulo del danaro. Si dice che Adriano Olivetti l’abbia capito e praticato nella sua vita e rimane come un alto esempio nel settore. E vorrei ricordare quel pastaio marchigiano che ha spontaneamente aumentato di 200 euro (netti) al mese la paga alle sue operaie dopo aver sperimentato sulla sua pelle cosa voleva dire vivere con 2000 euro al mese (1000 a sé e 1000 alla moglie; che non è poi proprio l’abisso della fame).

20/12/2007

lunedì 17 dicembre 2007

2. Gesù e l'adultera



In molte occasioni Gesù aveva ribadito detto che non era venuto ad abolire la legge e il Tempio:

“Non dovete pensare che io sia venuto ad abolire la legge di Mosé l’insegnamento dei profeti…nemmeno una virgola sarà cancellata dalla legge di Dio” (Matteo 5,17-18)

Eppure come Gesù concepisse il rispetto della legge nelle situazioni concrete della fragilità umana è riportato nel famoso episodio dell’adultera (Giovanni, 8. 1-11):

“I maestri della legge e i farisei portarono davanti a Gesù una donna sorpresa in adulterio e gli dissero:
- Maestro questa donna è stata sorpresa mentre tradiva suo marito…Mosé ci ha ordinato di lapidare queste donne…tu che ne dici?
Parlavano così permetterlo alla prova e avere pretesti per accusarlo. Ma Gesù guardava in terra e scriveva col dito nella polvere. Quelli però insistevano…allora Gesù alzò la testa e disse:
- Chi tra voi è senza peccato scagli per primo una pietra contro di lei…..udite queste parole se ne andarono uno dopo l’altro. Rimase soltanto Gesù e la donna. Gesù le disse:
- Dove sono andati? Nessuno ti ha condannata?
La donna rispose:
- Nessuno signore.
Gesù disse:
- Neppure io ti condanno. Và e non peccare più.”

Si è molto congetturato su che cosa Gesù scrivesse sulla sabbia mentre i farisei lo mettevano alla prova. Gesù, come Buddha e Socrate, non ha lasciato nulla di scritto. Forse non sapeva nemmeno scrivere, fatto molto diffuso all’epoca e Gesù non possedeva la scienza infusa. Poco importa se scrivesse o tracciasse dei segni, fatto è che stupiva i suoi interlocutori che lo premevano per coglierlo in fallo. La stupenda risposta di Gesù li fa allontanare tutti e solo la donna, rimasta sola con lui, si sente dire che è perdonata e che può andare libera. E però non deve peccare più, ribadendo così che la legge va rispettata.

E se una seconda volta la stessa donna si fosse trovata nelle stesse condizioni Gesù l’avrebbe allora condannata? Non è dato saperlo dalle scritture, ma la riposta è no perché tra il rispetto della legge e la concreta condizione umana con tutte le sue debolezze, quest’ultima è sempre stata privilegiata nel comportamento di Gesù. La legge e il Tempio esistono ma: “il sabato è fatto per l’uomo e non l’uomo per il sabato”. Questa profonda libertà interiore manifestata da Gesù in tantissime occasioni sarà la ragione principale della sua rovina.

17/12/2007

domenica 16 dicembre 2007

1. La parabola del buon samaritano



E dunque:

“Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gerico quando incontrò i brigati. Gli portarono via tutto, lo presero a bastonate e poi se ne andarono lasciandolo mezzo morto…Passò di là un sacerdote; vide l’uomo ferito, passò dall’altra parte della strada e proseguì. Anche un levita del tempio…lo scansò e proseguì. Invece un uomo della Samaria..gli passò accanto ..ne ebbe compassione…versò olio e vino sulle sue ferite…lo portò in una locanda e fece tutto il possibile per aiutarlo…” A questo punto Gesù domandò: -Secondo te, chi di questi tre si è comportato come prossimo per quell’uomo che aveva incontrato i briganti?”..

Un maestro della legge che “voleva tendere un tranello a Gesù”, gli chiese chi fosse il suo prossimo e Gesù rispose con la nota parabola. La fiction narrativa è un brano di alta letteratura e la scelta dei personaggi magistrale e provocatoria per gli ascoltatori del tempo tra i quali il maestro della legge che voleva indurre Gesù a un passo falso. Il poveretto aggredito è là, sul ciglio della strada, morente e bisognoso di soccorso (potrebbe essere un moderno pedone, o ciclista, travolto da un prepotente SUV guidato da un pirata della strada in conversazione sul suo cellulare). Passano un sacerdote e poi un levita, entrambi uomini di legge quindi, ma non si fermano e tirano oltre. Avevano sicuramente le loro buone ragioni; in particolare chi era dedito ai servizi del tempio non poteva contaminarsi e sicuramente questo ha giocato un ruolo nel loro comportamento. Probabilmente i due personaggi erano in buona fede e, tutto sommato, in pace con la loro coscienza. Poi arriva il samaritano e si comporta come sappiamo.
Ora i samaritani agli occhi dei contemporanei di Gesù erano probabilmente peggio degli extracomunitari agli occhi dei leghisti nostrani ed era proprio con questa provocazione che Gesù voleva trasmettere ai suoi ascoltatori il messaggio imperituro. Per farsi prossimo non è necessario essere dottori del tempio, occorre semplicemente farsi muovere dalla pietà di chi ha bisogno nel momento in cui ha bisogno. In cosa credesse il samaritano, frequentasse o meno il tempio (probabilmente no visto che era samaritano), non aveva nessuna importanza. Il confronto “samaritano- uomini della legge” non poteva essere più provocante per coloro che volevano tendere tranelli a Gesù e tramavano nell’ombra per togliere di mezzo l’ingombrante personaggio che metteva a rischio il Tempio e le consolidate abitudini dei benpensanti.

16/12/2007

domenica 9 dicembre 2007

Orizzonti di valore



Dall’esame complessivo dei vangeli, senza preoccuparsi di stabilire con esattezza quali fatti siano veri o meno e quali parole si possano far risalire con sicurezza allo stesso Gesù, traspare indiscutibilmente un orizzonte di valori perenni, che è poi la sostanza del messaggio col quale siamo chiamati a confrontarci. Si possono fare tantissimi esempi in proposito. Alcuni varranno per tutti e serviranno a chiarire quella che considero la chiave di lettura giusta dei testi sacri: una lettura che “forma” la coscienza delle persone ma che non dà nessuna soluzione confezionata ai problemi concreti che ognuno vive nel corso della propria storia.

“Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gerico quando incontrò i briganti…” (Luca 10,30).

Potrebbe essere un fatto di cronaca come ne sono successi tanti e tanti ancora ne succederanno nel corso della storia. Quante volte una persona ha subito torti, furti rapine, è stato ferito, ucciso? Spesso le cronache riportano tali eventi che poi la storia normalmente nasconde nelle pieghe del tempo (a meno che non si tratti di situazione particolari che, appunto, “passano alla storia”). Dunque un fatto di cronaca di un’aggressione da parte di banditi accaduta non si sa quando e non si da dove si perde nel tempo e non lascia alcuna traccia.

Ma l’insegnamento di Gesù ha sfidato i secoli ed è ancora là per dirci chi sia davvero il nostro prossimo. Eppure quella parabola non racconta un fatto vero: è, appunto , una parabola: una “fiction narrativa” come Barbaglio chiama le parabole (Giuseppe Barbaglio, Gesù ebreo di Galilea, EDB, 2002). Cosa è dunque più pieno di verità per la salvezza dell’uomo un fatto vero di cronaca o la parabola inventata del buon samaritano? La risposta è evidente e serve a capire che non è la veridicità o meno di un racconto a produrre un insegnamento etico imperituro.

9/12/2007

venerdì 7 dicembre 2007

Inizio del cammino


Iniziamo quindi questo cammino, che è stato ed è il mio cammino verso la speranza, cammino che non è arrivato a “certezze definitive” ma è servito e serve a darmi sempre più coscienza profonda di quello in cui certamente non credo e di quello in cui credo o, meglio, di quello in cui spero di credere. Se questo cammino potrà essere di aiuto a qualcun altro ne sarò lieto; in ogni caso mi piace scrivere e scrivere di queste cose è un modo per riflettere meglio su di esse e, se volete, è anche un modo di pregare. Naturalmente l’esposizione di questo cammino, pur seguendo una logica e un piano che ho in mente, conterrà digressioni, ripetizioni, salti in avanti e indietro dato che la forma scelta del blog questo comporta.

Abbiamo già detto che il lavoro esegetico è stato ed e di fondamentale importanza per capire il messaggio che ci è stato tramandato, depurarlo dalle scorie del tempo e trarne insegnamenti validi nel tempo che viviamo. Sorge subito una domanda spontanea: quando si potrà affermare che siamo arrivati ad un “ancoraggio” sicuro dopo aver esplorato con un gran lavoro esegetico tutti i testi disponibili? La risposta è MAI. Se siamo alla ricerca di “certezze”, beh allora non è dalla lettura la più approfondita possibile dei testi sacri che la otterremo. Per quanto importante sia l’esegesi non è da questa che viene la “fede” e quindi la “salvezza”.

Tanto per fare un brevissimo excursus le opinioni su Gesù nel corso della storia sono state e sono tante: ebreo di Galilea, un cinico ellenista, un guaritore itinerante, solo umano, solo divino, etc, etc. Non solo vi sono difformità di opinioni sulla figura di Gesù, ma anche su quello che ha detto e fatto. Alcuni passaggi sono storici, altri reinterpretati dalle prime comunità, altri ancora del tutto inventati. Così Gesù è fondamentalmente un mite, ma scaccia i mercanti dal tempio, predica l'amore ma in altri passi dice che è venuto a portare la spada e a separare il padre dal figlio; non riconosce la sua famiglia se non in chi fa la volontà del padre suo. E si potrebbe continuare all’infinito. In sostanza mi sembra di poter dire che a voler ricavare qualcosa di certo dai vangeli in termini di comportamenti umani corretti ed etici si può arrivare a tutto e all'opposto di tutto. I nazisti portavano scritto “Got mit uns” sulle loro bandiere e l’apartheid è stato giustificato sulla base di brani del vecchio testamento.

E allora saremo sempre costretti a brancolare nel buio? Non v’è certezza di nulla? Come comportarci nel quotidiano e cosa credere veramente?.

No! Non brancoliamo nel buio, ma occorre fare una profonda distinzione tra insegnamenti perenni e fatti storici e non confondere gli uni con gli altri.

7/12/2007

sabato 1 dicembre 2007

Un cammino da fare


Occorre dunque “interpretare” i testi sacri per capire chi sia stato veramente Gesù e cosa veramente ci abbia trasmesso. Con alcune premesse che riguardano le fonti e la tradizione cristiana.

Innanzitutto va sottolineato che i vangeli canonici, a noi tramandati, furono codificati - se non ricordo male - nel concilio di Nicea poco dopo l’editto di Costantino con una Chiesa che era ormai un potere tra i poteri. Certo, i credenti credono e sperano che lo Spirito di Dio abbia soffiato nel cuore e nelle menti dei vescovi allora riuniti, ma resta il fatto, storico questo, che, allora, la “parola” è stata fissata da uomini.

Per quanto riguarda la tradizione cristiana, sin dall’inizio si è assistito al sorgere di interpretazioni diverse sul significato della vita e degli insegnamenti di Gesù. Il primo protomartire venerato dalla chiesa è quel Stefano che, in buona sostanza, fu lapidato per conflitti religiosi (nell’ambito delle dispute sorte all’interno degli ebrei “ellenisti”: vedi Paolo Flores D’Arcais, Gesù E Ratzinger tra storia e teologia , Micromega, 3, 2007). Nei secoli successivi le reciproche accuse di eresia tra gruppi rivali si sono sprecate e, dopo ogni disputa (accompagnate spesso da violenze) una interpretazione “ortodossa” si è affermata relegando le altre ad “eresie”. Sorvolando sui “secoli bui” del cristianesimo, nei quali il solo leggere le scritture era pericoloso, si arriva all’epoca moderna nella quale è iniziato quel lavoro esegetico, tuttora in corso, che ha permesso di fare giustizia di tante credenze e superstizioni che, come incrostazioni della storia, avevano profondamente inquinato o, meglio ancora, nascosto il messaggio autentico della buona novella: “eu-angelion”.

1/12/2007

mercoledì 28 novembre 2007

Sulla figura di Gesù



Chi era dunque Gesù? Dal punto di vista strettamente storico la profonda analisi di Barbaglio (l’ultima con una seria documentazione in ordine di tempo) ha dato delle risposte chiare anche se in base a quelle poche risposte non si può certo dire di sapere molto sulla vita di Gesù. Storicamente, possiamo affermare con certezza che è esistito anche se alcuni non danno la cosa per scontata (tanto per dire, tempo fa, gironzolando per il centro, sono entrato in una libreria e sono rimasto colpito da un titolo: Trattato di ateologia; incuriosito ho letto le prime righe che dicevano: ”Gesù è esistito come Ulisse o Zaratustra…” e poi si può immaginare il seguito di un testo che in sostanza nega l’esistenza storica di Gesù.) Scettici ad oltranza a parte, oltre l’esistenza storica della vita di Gesù, della sua vita sappiamo poco o nulla che è quanto riportato dal succitato Barbaglio.

Ma, per un fedele, non si può prescindere dalle testimonianze dei discepoli riportate nei vangeli canonici (anche se gli apocrifi contengono notizie non trascurabili a detta degli esperti). E quindi si pone il problema della validità delle fonti e della loro interpretazione. Non sono un esegeta e mi guardo bene dall’addentrarmi su tale terreno. Posso solo dire che, in campo cristiano, l’esegesi dei testi è iniziata all’incirca un paio di secoli fa e ha compiuto passi da gigante rispetto una lettura letterale e, se vogliamo infantile, dei testi sacri.
Tanto per avere un’idea di cosa stiamo parlando mi riferisco ad un piccolo e prezioso libro recente (Filippo Gentiloni, Il silenzio della parola, Claudiana, 2006). Il nucleo del libro è l’affermazione che “conoscere è interpretare” e cioè capire, con gli strumenti di oggi, quello che è stato scritto, migliaia di anni fa, nei testi sacri delle religioni. Così interpretando, per usare un’immagine dell’autore, l’ermeneutica “uccide” la parola; e la deve uccidere per spogliarla degli orpelli del tempo e trarne la verità perenne.

Era d’altronde giusto che una certa parola venisse uccisa. Penso che oggi ben pochi, a parte qualche fanatico fondamentalista americano, possano credere che la Terra ha 6.000 anni, che l’Universo è stato creato in sei giorni e che discendiamo da Adamo ed Eva. Ma arrivare sin qui non è stato difficile a partire dai dati inconfutabili della nascente cultura scientifica (anche se non bisogna mai dimenticare le feroci resistenze da parte della Chiesa: Galileo docet). Da allora siamo andati molto avanti nello scavare e nell’interpretare le scritture per scrostare quanto di spurio vi fosse e scoprire il messaggio “vero” nascosto dietro le espressioni culturali dell’epoca.

28/11/2007

martedì 27 novembre 2007

Sulle religioni. 3

“Per religione non intendo una religione formalista o consuetudinaria, ma quella religione che sta alla base di tutte le religioni e ci porta faccia a faccia con il nostro creatore. Lasciatemi spiegare che cosa intendo per religione. Non la religione indù, che io certamente stimo sopra tutte le religioni, ma la religione che trascende l’induismo, trasforma la nostra propria natura, ci lega indissolubilmente alla verità che è dentro di noi, e ci purifica per sempre.” .”(Ghandi, “Antichi come le montagne”, Mondadori, Saggi, 1987).

Quale ultima citazione da Ghandi riporto cosa lui intendeva per religione: non si tratta evidentemente di tutto l’apparato “teologico-cultuale” che accompagna ogni religione (narrazione delle origini, manifestazione del divino, liturgia, preghiere, dogmi, precettistica, etc. etc. ). E’ qualcosa di molto più radicale e personale: qualcosa che mette in contatto l’uomo con Dio. Peraltro molti teologi cristiani si pongono in una prospettiva del tutto simile [p.es. E. Drewerman (Psicanalisi e teologia morale, Queriniana, 1993) che a proposito di religione intende il “rapporto con Dio” e R. Panikkar (La porta stretta della conoscenza. Sensi, ragione e fede, Rizzoli, 2005) che parla della “fede come fatto personale che sconvolge (in positivo) e cambia la vita”].

Tuttavia, per chi come noi appartiene alla cultura cristiano-occidentale, sostenere l’eguaglianza di tutte le religioni può sembrare un’idea un po’ bizzarra se non addirittura un po’ blasfema. E’ ben evidente che ci viene spontaneo pensare che in realtà il fondamento della nostra religione, Gesù, svetta ben al di sopra delle altre figure storiche fondatrici di altre religioni. E’ giusto quindi, come prima cosa chiedersi chi sia stato veramente Gesù. Secoli di letteratura e fiumi di inchiostro sono stati spesi in proposito e non è certo questa la sede per aggiungere alcunché (a parte il fatto che, non essendo uno storico, non direi assolutamente nulla di nuovo). Mi interessa piuttosto evidenziare una domanda e sottolineare una risposta che emerge dall’analisi storica.

Che cosa sappiamo oggi, con certezza assoluta, della vita di Gesù? Se non considerassimo i vangeli canonici, che possono essere considerati “di parte”, le testimonianze storiche sono molto, molto scarse. Nella sua documentatissima “indagine storica”, dopo aver citato Tacito, Svetonio e Plinio, Barbaglio conclude dicendo (Giuseppe Barbaglio, Gesù ebreo di Galilea, EDB, 2002) :

“…è facile rilevare che ci viene offerto un ben magro bottino: nel mondo romano a cavallo tra il I e II secolo si conosce che all’origine del nuovo culto dei cristiani c’è il giudeo Cristo condannato al supplizio sotto Tiberio dal prefetto di Giudea Ponzio Pilato. Poco, pochissimo anzi, ma sufficiente a iscriverlo negli annali della storia romana del tempo.”

Questo mi sembra un buon punto fermo dal quale proseguire la nostra indagine.
27/11/2007

sabato 24 novembre 2007

Sulle religioni. 2


“Credo nella fondamentale verità di tutte le religioni del mondo. Credo che tutte siano date da Dio e credo siano state necessarie al popolo al quale furono rivelate. E credo che, se solo tutti noi potessimo leggere i libri sacri delle diverse fedi dal punto di vista dei seguaci di queste fedi, scopriremmo che in fondo sono tutte uguali e si aiutano l’un l’altra.

“Credo che tutte le grandi religioni del mondo siano più o meno vere. Dico “più o meno” , perché credo che tutto quello che è toccato dalla mano dell’uomo, per la semplice ragione che gli esseri umani sono imperfetti, diventi imperfetto…..E perciò ammetto, con tutta umiltà, che i Veda, il Corano, la Bibbia sono parola imperfetta di Dio e che, esseri imperfetti come siamo, piegati qua e là da una moltitudine di passioni, ci è impossibile perfino comprendere questa parola di Dio nella sua pienezza.”

“Suppongo che un cristiano venga da me e mi dica di essere stato affascinato dalla lettura di Bhagavat e di volersi fare indù, gli risponderei: “No. Quello che offre Bhagavat, lo offre anche la Bibbia. Lei non ha fatto lo sforzo di scoprirlo. Faccia questo sforzo e sia un buon cristiano.
.”
(Ghandi, “Antichi come le montagne”, Mondadori, Saggi, 1987)


Ancora alcune riflessioni di Ghandi sulle religioni prima di entrare nel merito dal “punto di vista cristiano” come mi sono ripromesso. Nell’ottica di Ghandi non c’è alcun bisogno di “proselitismo” Se un cristiano andasse da lui per farsi indù lo sconsiglierebbe e lo inviterebbe a meditare a fondo sulla sua Bibbia perché lì troverebbe le risposte al suo anelito di verità e al suo bisogno di entrare in contatto con la trascendenza.

Può sembrare una banalità affermare un’idea del genere; essa è invece gravida di conseguenze. Nella storia del cristianesimo, la necessità di “fare proselitismo” ha condotto alle crociate e, in particolare, alla conquista dell’America latina a fil di spada e con la croce distruggendo antiche civiltà, sterminando interi popoli e facendo tutto questo “in nome di Dio”. Sappiamo bene che il vero movente era la conquista di nuove terre e nuove ricchezze ma l’ideale “religioso” offriva una comoda copertura all’avidità umana. E così Dio, come in tantissimi altri casi, veniva utilizzato per fini puramente umani di potere e di sopraffazione.

24/11/2007

venerdì 23 novembre 2007

Commento al primo post

Ho ricevuto un commento al mio primo post che trovo molto interessante e che riporto integralmente. Vorrei comunque assicurare Angelo che, per me, la figura di Gesù rimane ineguagliata tra tutte quelle dei “profeti di Dio”. Il discorso che ho appena avviato è lungo (come lo è stato per me) e chi vorrà seguirmi capirà, con pazienza, il mio percorso. Non c’è fretta e poi questo è un blog ristretto a pochi “eletti” (scherzo ovviamente). Ora pubblico il commento di cui sopra e poi al prossimo post continuerò.

Caro Mauro, la tua opinione, secondo cui tutte le religioni sarebbero equivalenti e"vere", anche se mutuata da Gandhi mi lascia quanto meno perplesso. A volerti seguire, sarebbe come dire che una religione, qualunque essa sia, ne vale un'altra, e ciò a prescindere dai valori che propone e dai principi che rappresenta. Tale impostazione, a mio parere, equivale a non avere, nella sostanza, nessuna religione.Può essere una scelta, ma non si può affermare che sia una scelta che abbia un senso. E allora mi sembra più sensato ritenere che solo alcune religioni possono considerarsi "equivalenti" nei limiti in cui siano tra di loro assimilabili i principi fondamentali e i valori primari su cui si fondano. solo tra tali religioni sarà quindi possibile quel dialogo che da molti è auspicato.

domenica 18 novembre 2007

Sulle religioni

Sulle religioni

“…Le religioni sono strade diverse convergenti versi lo stesso punto. Che importa se prendiamo strade diverse, purché giungiamo alla stessa meta? In realtà vi sono tante religioni quanti sono gli individui…”.
“…..Dopo lunghi studi ed esperienze sono giunto alla conclusione che:
1) tutte le religioni sono vere;
2) tutte le religioni contengono qualche errore;
3) tutte le religioni mi sono quasi altrettanto care che il mio induismo….. La mia venerazione per le altre fedi è uguale alla venerazione per la mia; perciò non è possibile pensare a una conversione.”
(Ghandi, “Antichi come le montagne”, Mondadori, Saggi, 1987)

Questo di Ghandi è un punto di arrivo (o, meglio, di partenza) estremamente importante: la sostanziale eguaglianza di tutte le religioni come vie diverse per giungere alla stessa meta. Non è stato facile per me, di nascita, formazione e cultura cristiana, arrivare alla stessa conclusione circa le religioni. Se non si arriva a questo “punto di partenza”, qualsiasi dialogo interreligioso è minato alla base, sostanzialmente falso e dettato da scopi diversi di quelli una reciproca comprensione e benefico scambio di esperienze diverse tutte mirate alla fratellanza umana e alla descrizione dell’ineffabile.
Arrivare a questo ha comportato il superamento, non facile, di tanti pregiudizi “cristiani” e “occidentali” e parlarne potrebbe non essere inutile.

sabato 17 novembre 2007

Motivazione del blog

Il tempo è denaro e quindi, avendo io molto tempo, dovrei avere molto denaro. Il che non è, ma il senso del modo di dire può essere che avere tempo è possibile, difficile è saperlo utilizzare.

Il blog nasce anche per ingannare il tempo quando non si ha molto da fare: sempre meglio fare qualcosa che non fare nulla (ma anche l'ozio può essere una virtù!). Questo a parte (ingannare il tempo: ma il tempo non si inganna....), può diventare uno spazio aperto, per gli amici, attuali e venturi, per discutere di tutto, in particolare, direi, cose dello spirito (tassativamente escluso chiacchiere da bar tipo, sport, donne, gossip etc. etc. se non in quanto fenomeni di costume).

Per ora basta (e vediamo quanto dura!!)

prova n° 4

Per scrivere un post cliccare su "nuovo post" e poi scegliere l'opzione "Anteprima" che permette di salvare quanto scritto. A quel punto lo scritto compare sul blog con la data del giorno.

prova n° 3

Per fare un post cliccare su ....

prova n°2

Prova di scrittura di un post

venerdì 16 novembre 2007

Mauro Magini

Questa è una prova di inizio blog. 16/11/07