mercoledì 28 novembre 2007

Sulla figura di Gesù



Chi era dunque Gesù? Dal punto di vista strettamente storico la profonda analisi di Barbaglio (l’ultima con una seria documentazione in ordine di tempo) ha dato delle risposte chiare anche se in base a quelle poche risposte non si può certo dire di sapere molto sulla vita di Gesù. Storicamente, possiamo affermare con certezza che è esistito anche se alcuni non danno la cosa per scontata (tanto per dire, tempo fa, gironzolando per il centro, sono entrato in una libreria e sono rimasto colpito da un titolo: Trattato di ateologia; incuriosito ho letto le prime righe che dicevano: ”Gesù è esistito come Ulisse o Zaratustra…” e poi si può immaginare il seguito di un testo che in sostanza nega l’esistenza storica di Gesù.) Scettici ad oltranza a parte, oltre l’esistenza storica della vita di Gesù, della sua vita sappiamo poco o nulla che è quanto riportato dal succitato Barbaglio.

Ma, per un fedele, non si può prescindere dalle testimonianze dei discepoli riportate nei vangeli canonici (anche se gli apocrifi contengono notizie non trascurabili a detta degli esperti). E quindi si pone il problema della validità delle fonti e della loro interpretazione. Non sono un esegeta e mi guardo bene dall’addentrarmi su tale terreno. Posso solo dire che, in campo cristiano, l’esegesi dei testi è iniziata all’incirca un paio di secoli fa e ha compiuto passi da gigante rispetto una lettura letterale e, se vogliamo infantile, dei testi sacri.
Tanto per avere un’idea di cosa stiamo parlando mi riferisco ad un piccolo e prezioso libro recente (Filippo Gentiloni, Il silenzio della parola, Claudiana, 2006). Il nucleo del libro è l’affermazione che “conoscere è interpretare” e cioè capire, con gli strumenti di oggi, quello che è stato scritto, migliaia di anni fa, nei testi sacri delle religioni. Così interpretando, per usare un’immagine dell’autore, l’ermeneutica “uccide” la parola; e la deve uccidere per spogliarla degli orpelli del tempo e trarne la verità perenne.

Era d’altronde giusto che una certa parola venisse uccisa. Penso che oggi ben pochi, a parte qualche fanatico fondamentalista americano, possano credere che la Terra ha 6.000 anni, che l’Universo è stato creato in sei giorni e che discendiamo da Adamo ed Eva. Ma arrivare sin qui non è stato difficile a partire dai dati inconfutabili della nascente cultura scientifica (anche se non bisogna mai dimenticare le feroci resistenze da parte della Chiesa: Galileo docet). Da allora siamo andati molto avanti nello scavare e nell’interpretare le scritture per scrostare quanto di spurio vi fosse e scoprire il messaggio “vero” nascosto dietro le espressioni culturali dell’epoca.

28/11/2007

Nessun commento: