“Nessuno può servire a due padroni. Perché o amerà l’uno e odierà l’altro,; oppure preferirà il primo e disprezzerà il secondo. Non potete servire Dio e Mammona” (Matteo, 6,24)
Gesù tanto è comprensivo nei confronti della debolezza umana quanto è radicale nelle linee di fondo. Dio e il danaro non sono compatibili. Ma cerchiamo di capire bene cosa intende Gesù. Non credo che la sua sia una condanna della ricchezza in sé (come la “beatitudine” della povertà nel discorso della montagna sia un’esaltazione della povertà da perseguire come fine dell’esistenza). Credo che si riferisca all’atteggiamento di fondo che si ha nei confronti dei beni materiali. Non c’è dubbio che per qualcuno il possesso del danaro viene prima di molte altre cose: E’ proprio questo che non va bene: la stella polare dell’esistenza non può essere il possesso di beni materiali, senza disprezzarli, naturalmente.
Mi metto nei panni di un imprenditore: è necessario che abbia capitali, che li sappia investire, fruttare e produrre ricchezza per sé e per gli altri. Senza perdere però il senso dei valori e saper scegliere all’occorrenza quello che è giusto. E l’uomo deve venire prima dell’accumulo del danaro. Si dice che Adriano Olivetti l’abbia capito e praticato nella sua vita e rimane come un alto esempio nel settore. E vorrei ricordare quel pastaio marchigiano che ha spontaneamente aumentato di 200 euro (netti) al mese la paga alle sue operaie dopo aver sperimentato sulla sua pelle cosa voleva dire vivere con 2000 euro al mese (1000 a sé e 1000 alla moglie; che non è poi proprio l’abisso della fame).
20/12/2007
Nessun commento:
Posta un commento