mercoledì 23 gennaio 2008

3. La resurrezione alla luce della fede


Ma tu credi veramente in un’altra vita? Negli ultimi tempi ho rivolto spesso questa domanda ad amici e conoscenti ricevendone risposte di vario tipo: dalla negazione più netta alla fede ferma attraversando posizioni agnostiche e speranze più o meno intense. Ho capito che la domanda, in realtà, è rivolta a me stesso e sento quindi di dovermi dare una risposta. Dunque esiste un’altra vita? Ovviamente non c’è risposta sul piano della ragione. La risposta si colloca nel campo della fede: e quindi mi sembra che la domanda posta in modo più corretto diventa: esiste Dio? E, se esiste, è il Dio padre e amore di cui ci ha parlato Gesù? (o Maometto o altri; non fa molta differenza. Se Dio esiste è unico, sono gli uomini che si dividono e nel suo nome si uccidono). Se Dio esiste allora la resurrezione di Gesù in Cristo è reale e un’altra vita (sulla cui natura non mi interessa affatto riflettere) è possibile: è possibile per tutti (o forse per alcuni) avere un’altra “opportunità”.

Parole molto intense e capaci di commuovere circa le resurrezione le ho trovate nel già citato testo di Panikkar(7) :

“……La resurrezione può cominciare dopo la morte, ma non la resurrezione della carne, poiché questa carne non sarà più. Se la resurrezione cristiana non è qualche cosa che ha luogo qui e ora, vuol dire che non è la resurrezione della carne. La resurrezione non va rinviata a un dopo. La vita eterna non viene dopo il tempo.
……
Ora questa vita infinita non viene dopo la vita finita: essa è la dimensione più profonda della stessa vita presente. Per questo se non vivo “ora” la mia resurrezione, non la vivrò mai. Può esserci un’altra vita; è un problema cosmologico; ma la vita eterna non è la continuazione della vita temporale…….Quelli che non vivono la vita eterna qui e ora devono aver chiaro in mente che non la vivranno mai. La vita eterna non è un futuro (in senso temporale), essa è qui e ora, o non è. L’eternità non è che l’altra faccia della temporalità. Colui dunque che non vive l’eternità nel momento presente non godrà mai della vita eterna.
……
Pensare che ci sia un’altra vita? E’ possibile. Non ne so nulla; ma essa non è la vita eterna. Se vivo la vita eterna qui e ora, questa vita, quando morirò, sarà sempre vita eterna. Il tempo come tale è una realtà che segna una continuazione dell’individuo. Ho trovato un esempio che può forse convincere qualcuno; si tratta di una metafora che ho ritrovato un po’ dappertutto, nelle letterature persiane, indiane, cristiane, ebraiche: quella della goccia d’acqua. Noi siamo gocce d’acqua. Che cosa ne è della goccia d’acqua quando muoio? La goccia scompare. Cade nel pèlagos infinito. Scompari? Ma che cosa sei tu, in realtà, la goccia d’acqua oppure l’acqua della goccia? Durante la nostra vita mortale noi dobbiamo realizzarci come acqua, e non soltanto come goccia.

La goccia è il luogo delle mie lotte, delle mie cadute e delle mie vittorie – di tutto quello che mi causa gioia e sofferenza in forma immediata. Ma se mi realizzo in maniera autentica, se sono in ascolto della realtà che sono in profondità, io sono acqua. Che cosa accade dell’acqua quando la goccia cessa di esistere? Niente. Essa non cessa di essere quello che è. La goccia cade nel mare, ma l’acqua tuttavia non scompare. Quest’acqua certo, non posso più differenziarla dall’esterno; ma, vissuta dal di dentro, se così posso dire, quest’acqua non cessa di essere acqua – la “mia” acqua, l’acqua che io sono. Quest’acqua è unica. Nessun pericolo di dissolvermi. E’ qui il mistero della personalità, che non va confusa con l’individualità”.

23/01/2008

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