giovedì 17 gennaio 2008


5. Il cammino fatto

Siamo dunque approdati a una visione moderna e accettabile della fede, che accetta l’esegesi, non confligge con il portato della scienza ed è in grado di recepire i contributi alla Verità portati da chiunque, laico o credente. Una fede che può guardare senza sospetto, anzi con gratitudine, ai contributi di Marx nelle scienze sociali, di Freud nell’analisi del profondo, di Darwin nel miracolo dell’evoluzione e di chiunque altro, oggi e domani, sarà portatore di un tassello più o meno grande di “verità” da aggiungere alla grande mosaico della “Verità” alla quale la specie umana è protesa.

Si può essere cristiani “adulti”, postconciliari capaci di guardare senza imposizioni dogmatiche la realtà scientifica, sociale, psicologica del mondo che ci circonda. Non a tutti, naturalmente, è richiesto di diventare esperti di esegesi per capire esattamente cosa si volesse dire in quel certo brano del vangelo e se quel brano sia da attribuire a Gesù, se sia ricostruzione delle comunità, cosa vuol dire veramente oggi etc. etc. E però è importante, questo sì, che si dica chiaramente, e lo si dica dai pulpiti delle chiese, che l’esegesi è uno strumento indispensabile per leggere le scritture ed evitare i “fanatismi” delle “genti dei libri” (ebrei, cristiani, mussulmani) che leggono alla lettera ciò che è stato scritto in una certa epoca storica con la visione del mondo propria di quell’epoca.

Perché non vedo fede nei comportamenti “fanatici” di tanti che dicono di avere fede: non vedo fede nei capelluti barboni che muovono ossessivamente il capo al muro del pianto, non vedo fede nelle file di schiene prostate verso le Mecca, non vedo fede nelle processioni salmodianti dietro l’icona di un santo o altro. Non mi permetto un giudizio sulle persone, sia chiaro, quello spetta a Dio, se esiste. Ma un giudizio su chi invece di educare tende a mantenere la gente nell’ignoranza e nella superstizione, questo sì va denunciato e combattuto con forza; certo la forza dell’amore, della ragione e dell’esempio e non quella dell’intolleranza.


17/01/2008

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