domenica 6 gennaio 2008

3. Morte di Gesù. Resurrezione?



Come afferma Barbaglio nella citata indagine storica (Giuseppe Barbaglio, Gesù ebreo di Galilea, EDB, 2002), la morte in croce di Gesù è un punto fermo della ricerca storica. Negli annali di Tacito si legge che: “Tiberio imperitante per procuratorem Pontium Pilatum supplicio adfectus erat”. Ed è proprio Gesù che subì il “supplizio” sotto Ponzio Pilato. Altro la storia non può dire. La fede nel risorto nasce dopo, ad opera dei discepoli e delle discepole e a seguito di avvenimenti del tutto particolari, cui abbiamo già accennato, e sui quali torneremo. Ora sorge un’altra domanda: se le testimonianze storiche fossero più stringenti sarebbe più facile credere alla resurrezione di Gesù?

Non credo che il problema si ponga su questo piano. Vale la pena, in proposito, riportare quanto elaborato in un recente documento della Comunità di S. Paolo (Se una Chiesa testimonia la risurrezione di Gesù, Contributo al IV Convegno ecclesiale italiano di Verona del 2006, Distribuzione CIPAX 2006):

“Potrebbe essere buona per un film di successo..…se 2000 anni fa……ci fossero state telecamere puntate sul sepolcro di Gesù, ad un certo punto della notte misteriosa esse avrebbero potuto riprendere l’istante della risurrezione o, comunque, essendo Gesù forse invisibile, documentare almeno il fracasso di una pesante pietra sepolcrale che rotolava via smossa come una piuma da una mano potente e misteriosa, e poi var vedere agli spettatori ammirati la tomba vuota….ma - noi pensiamo - seppure le telecamere ci fossero state non avrebbero potuto documentare lo straordinario, in quanto l’inaudito era già accaduto….”

Mi sembra che sia molto ben espresso che la resurrezione non è e non sarà mai un fatto certificabile sul piano storico perché si colloca su un piano che non è contro la ragione ma al di là della ragione: il piano della fede.

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